Nel territorio di Sinagra, nel Parco dei Nebrodi, sono stati istituiti diversi itinerari che promuovono i beni culturali locali quali il "Percorso delle 100 fontane" (v. scheda n. 134), "La strada dei Palmenti" e "I monumenti della natura" (v. scheda n. 171)
I Palmenti sono un complesso di strutture rurali che hanno origine nella prima metà del XIX secolo. L'ambiente, solitamente alloggiato al piano terra della masseria, conteneva la vasca principale elevata rispetto al pavimento (parmentu, gebbia) e quella di raccolta, sottostante e seminterrata per la raccolta (puzzu, tina, zubbiu). Alcuni studiosi sostengono che la parola “palmento”derivi dal latino volgare paumentum, per il classico pavimentum, ad indicare il pavimento del locale ove si pigiavano o si macinavano le uve; altri da pavire (battere), quindi l’atto del battere, pigiare o da palmes, tralcio della vite. Nei palmenti avveniva la pigiatura delle uve e la fermentazione del mosto. Ancora oggi, alcune famiglie (anche se in numero esiguo) vinificano nei palmenti, avendo avuto cura di salvaguardare, nel tempo, la struttura e le vasche scavate nel tufo, mantenendo viva la storia, la cultura e la memoria della civiltà contadina.
I palmenti sono frutto del principio elementare di economia costruttiva, grazie all’utilizzo dei materiali presenti entro i limiti ristretti dell’ambiente circostante. All'interno vi sono due o quattro vasche differenziate, dove l’uva raccolta nei vigneti circostanti, veniva versata pigiata a piedi nudi (pistatura). Il mosto, attraverso un foro, cadeva nella vasca sottostante in cui si raccoglievano anche i grappoli d’uva. Al di sopra del varco di accesso al palmento, una feritoia consentiva la fuoriuscita dell’anidride carbonica, letale per l’uomo, che si generava dopo l’atto della pigiatura, nel corso della fermentazione. Dopo quindici/venti giorni di fermentazione, il vino – spillato e messo in barili di 35 litri – veniva depositato nelle botti in legno.
Preliminare della vendemmia era il controllo e la pulitura delle botti; dopo i lavori necessari per la riparazione cui attendeva il bottaio, si passava alla pulitura, mediante l'estrazione della 'fezza' e il lavaggio interno con acqua calda e vinaccia oppure con tannino o sale e altri aromi ottenuti con la bollitura delle foglie di alberi fruttiferi.
Prima dell'immissione dei mosti la botte veniva 'nsulfarata, ossia disinfestata grazie all'impregnatura con fumo solforoso.
'A vinnigna veniva eseguita, a seconda del tempo e dell'altitudine, a maturazione avvenuta e cioè tra la metà di settembre e ottobre. Nelle piccole coltivazioni la raccolta e la pigiatura impegnavano pochi nuclei familiari legati da amicizia o parentela, tali da permettere uno scambio nella prestazione dell'aiuto e del lavoro. La giornata dei vignaioli finiva in genere con una piccola festa agreste, attraverso il consumo del pranzo, bevute di vino dai caratteristici fiaschi, brindisi, giochi, scherzi di ogni genere.