La storia popolare della Baronessa di Carini trae origine da un fatto di cronaca del XVI secolo, poi fatti e personaggi storicamente esistiti si fondono nel tempo a racconti e canti popolari che tramandati oralmente per secoli sono giunti fino a noi. Il mistero dell'assassinio della giovane donna Laura o Caterina, Baronessa di Carini, incuriosisce da sempre storici e studiosi di cultura e tradizioni popolari (tra questi si ricordano Giuseppe Pitrè, Salomone Marino, Luigi Natoli) tanto che, nel 2010, il sindaco di Carini ha incaricato un team di criminologi dell'International Crime Analysis Association di riaprire il caso ma, concluse le indagini, l'alone di mistero continua ad offuscare la storia.
Secondo la prima versione della leggenda (così come quella che compare nelle prime edizioni de La Baronessa di Carini, del Salomone Marino, 1870-73), la giovane donna, di soli 14 anni, Caterina, figlia del Barone Vincenzo La Grua Talamanca di Carini, viene uccisa dal padre perché si incontrava di nascosto e contro il volere della famiglia con il cugino Ludovico Vernagallo. Il barone, avvertito da un monaco della frequentazione della figlia, corre al castello di Carini (dove viveva la figlia) per “difendere l’onore“. Nella stanza del castello si compie il delitto: il barone le sferra due colpi, con il primo ferisce la donna che cade a terra, con il secondo le trapassa il cuore. Pare che sul muro della stanza in cui venne compiuto l'assassinio, sia rimasta l'impronta della mano insanguinata della donna che cercava di fuggire prima di ricevere il colpo fatale. Nelle successive versioni riscontrate da Salomone Marino e da altri studiosi, ad essere uccisa è Laura Lanza La Grua, figlia, invece, di Cesare Lanza Barone di Castania e Trabia e moglie del su citato barone di Carini. La donna andata in sposa a soli 14 anni ad un marito che non amava, frequentava in età matura Ludovico Vernagallo. Gli amanti vengono sorpresi e il Barone Cesare Lanza uccise la figlia per difendere l'onore. Non è chiaro se entrambi gli amanti trovarono la morte insieme. Nei canti popolari tramandati dai cantastorie, è messo in evidenza solo il parricidio e il conseguente sconforto dell'amante appresa la triste notizia. La leggenda ancora oggi persiste, non si conosce il luogo di sepoltura della Baronessa, ma si dice sia in una cripta sotterranea della Chiesa di Carini, o forse è lei la bella donna scolpita sul sarcofago della chiesa di San Mamiliano, di Palermo. Si racconta anche che si aggiri per il castello di Carini il fantasma di donna Laura che cerca vendetta. Quanti siano i punti oscuri della leggenda e quanti invece coincidano con i fatti storici, poco importa. È comunque «la più varia, la più perfetta, la più sublime tra le leggende», come la definisce il Salomone Marino. La Sicilia custodì nei secoli questa vicenda e ne fece il suo canto popolare, in ottave siciliane a rima alternata (ABAB), che lo rende noto ancora oggi e frutto di numerose interpretazioni e varianti. Vanto della terra sicula, per Salomone Marino, è proprio quello di essere la «sola che vivissime serba nei suoi canti la tradizione e la storia».