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La scoperta dei giacimenti di zolfo nella provincia di Agrigento è databile al 1800, rendendo la zona tra le più importanti per la produzione del minerale. Conseguente a questo sviluppo economico è la trasformazione sociale e urbanistica di alcuni paesi dell'area che furono investiti da un processo di migrazione interna. Molti abbandonarono i loro paesi alla ricerca di condizioni di vita migliori, poiché la loro esistenza fu messa a dura prova dalle condizioni di lavoro nelle miniere. La crisi dell'industria solfifera del XX secolo provocò danni ingenti alla micro economia locale che sfociò in un processo inverso a quello a cui si era assistiti: il decremento progressivo della popolazione.
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La storia della cultura mineraria della provincia di Agrigento è legata sia all'estrazione dello zolfo, ma anche del salgemma, minerali che diedero un grande impulso all'economia del luogo. Completa il ciclo dello zolfo, dopo l'estrazione e la fusione affrontate nelle altre schede inerenti al sapere della civiltà mineraria, la collocazione del minerale sul mercato. Quest'ultima fase è determinante per il successo del ciclo e per l’eventuale sviluppo delle fasi successive. Il trasporto del minerale dal giacimento alla ferrovia avveniva quasi esclusivamente a dorso del mulo o con i carretti quando lo stato delle strade lo consentiva. Lo sviluppo della rete ferroviaria sviluppò le comunicazioni nella media e lunga percorrenza. Il percorso ferroviario zolfare-stazione ferroviaria e quello tra la stazione ferroviaria e i luoghi di carico, i porti e gli attracchi. Per quasi tutta la “stagione dello zolfo” la zona meridionale dell’isola rimaneva sprovvista di vere attrezzature portuali. I “caricatoi” corrispondevano a strutture portuali grossolane tra queste, in concomitanza con la fase di maggiore produzione dello zolfo, si colloca il porto di Porto Empedocle.