Studi approfonditi e ricerche archeologiche condotte sul suo territorio dimostrano che la storia della ceramica di Collesano ha radici antichissime.
Numerosi sono i ritrovamenti avvenuti su Monte d'Oro, antico sito abitativo non molto distante dall'attuale centro urbano, che testimoniano come la pratica figulina sia attiva sin dal VII secolo a.C.. L'etimo greco della contrada Ciaramitaro, da kéramos ossia ceramica, conferma lo sfruttamento dell'argilla in quell'area già durante l'età ellenica.
I primi dati per l'epoca medievale sono venuti alla luce in seguito a saggi effettuati nella stessa località sulle rovine del centro arabo-normanno. Dai report dello scavo emerge che furono ritrovati “frammenti di ceramiche decorate con motivi in bruno e verde e ricoperte di vetrina trasparente”, nonché “bacini, scodelle, lucerne rivestite d’invetriatura verde”.
Per i secoli successivi, dal Cinquecento in poi, la ricerca d'archivio diventa la fonte primaria per ricostruire la storia dell'arte degli stazzonari collesanesi.
Il documento più antico in tal senso è datato al 1567 e attesta la nascita degli stazzoni nella città madonita. Allo stesso periodo risalgono alcuni resti di fornaci, che rappresentano il cuore della produzione della ceramica, tutte localizzate nei pressi di Borgo Stazzone. La nominazione del borgo sottolinea la fortissima caratterizzazione del sito in tal senso. E' attestato, con un documento contratto alla fine del 1585, che la cava di Bovitello forniva la materia prima ed è da essa che si continuerà a ricavare materiale fino alla seconda metà del Novecento. Ciò che rendeva particolare l'argilla estratta da questa miniera era il suo colore scuro e per tale motivo chiamata nigra, anche per distinguerla da quella bianca cavata da altre località, che inizierà ad essere lavorata dagli stazzoni collesanesi dalla fine del Cinquecento in poi.
Da documentazione archivistica i Cellino sono indicati come la famiglia che diede il maggiore impulso alla diversificazione nella produzione di ceramica stagnata.
Il Seicento è, senza dubbio, il secolo che ha segnato maggiormente la produzione artistica della ceramica di Collesano, rappresentandone il momento di massimo splendore. Questo secolo fu caratterizzato dalla diffusione della produzione delle mattonelle maiolicate con motivi "a onda di mare" e "a punta di diamante".
Nel Settecento, oltre a continuare la produzione delle maioliche, si affermò la produzione di vasellame d'aromateria, fortemente caratterizzato e riconoscibile.
Le maioliche settecentesche iniziano a essere usate per decorare le chiese, come, ad esempio, quelle utilizzate per adornare la guglia di destra della chiesa di S. Maria di Loreto di Petralia Soprana o il pannello devozionale del 1769 raffigurante l'immagine dell'Immacolata aurelata da dodici stelle. Questo è formato da dodici piastrelle con la scritta "Viva l'Immaculara Concezzione" posto, tutt'oggi, al centro storico di Collesano.
La ceramica del luogo inizia a uscire dal territorio madonita diffondendosi su botteghe e mercati palermitani. Negli ultimi decenni del Settecento la ceramica collesanese vive un momento di rinnovamento grazie agli impulsi provenienti dai maestri Savia e Rizzuto che trasmetteranno la conoscenza di quest’arte in altri centri, noti per la produzione di ceramica, come Burgio, Caltagirone e Trapani.
L’Ottocento è caratterizzato dalla diffusione delle maioliche popolari, come le lucerne antropomorfe. Dalla forma di damine abbigliate come da moda francese dell'epoca, queste facevano "luce dal petto".
Il vasto patrimonio artistico di Collesano, accumulato nei secoli, è ancora oggi conservato negli edifici religiosi che nei tempi ne hanno custodito i vari esemplari.