Con periodicità triennale Misterbianco festeggia il santo Patrono S. Antonio Abate, la prima domenica di Agosto. Il simulacro di S.Antonio Abate, (opera del '700) è custodito in una artistica "cammaredda" sul lato sinistro del transetto, nella Chiesa Madre. I preparativi hanno inizio subito dopo "l'annuncio", dato dal parroco, alla fine della messa serale celebrata per la festa liturgica, il 17 gennaio. Attorno a queste cinque giornate si organizzano tutte le manifestazioni inerenti alla festa. In modo particolare la giornata del sabato è certamente la più rumorosa e caratteristica. Dà inizio ai festeggiamenti la solenne processione della Reliquia, che, partendo dalla chiesa di S.Nicolò, si conclude nella Chiesa Madre con il canto dei Vespri e la Benedizione.
Anticamente ogni quartiere dedicò al Santo un inno "'a Cantata" e nei giorni della festa, durante il giro del simulacro, detti inni vengono eseguiti dai cittadini - accompagnati dal corpo musicale. Alla processione, aperta dai Cerei, partecipano le Confraternite, il clero, le religiose, le autorità civili e militari e gran numero di fedeli. Successivamente l'appuntamento è ai "Quattro Canti"; dove una moltitudine assiepata aspetta l'ingresso dei cerei, che frattanto si sono disposti lungo la via Matteotti, secondo il tradizionale ordine di entrata: Maestri, Pastori, Carrettieri-Camionisti e Vigneri. L'ingresso di ogni cereo è accompagnato dalla banda musicale che "sostiene' i portatori nella "ballata" mentre assordanti e variopinti fuochi d'artificio riempiono l'aria di fantasmagorici colori e acre fumo a conferma dell'appellativo: "festa del fuoco". Trascorse le "quattro ore di fuoco", tutti i cerei, con lo stesso ordine con cui sono entrati, lasciano i "Quattro Canti" ed entrano nella vicina Chiesa Madre, da dove muoveranno, la domenica mattina, per aprire la Processione del Simulacro del Santo, che rimarrà l'esclusivo protagonista delle due ultime giornate di festa.
Nei cinque giorni di festa - da diversi secoli - fede e folklore si fondono insieme; preghiera, gioia, antagonismo, entusiasmo e commozione sono i denominatori comuni con i quali i misterbianchesi esprimono il loro affetto verso il Santo Patrono.
Come già accennato, altra caratteristica del culto esterno è la presenza dei quattro cerei: Carrettieri e Camionisti, Vigneri, Pastori e Maestri, che rappresentano, ancora oggi, le varie categorie o gruppi sociali. Tali cerei, nei giorni delle celebrazioni patronali, girano per le vie del paese annunciando la festa. La loro origine deriva dall'offerta della cera al Santo, e giacché si faceva a gara per portare il cero più grosso, dovettero ricorrere all'uso di piccole e rudimentali bare per poterli trasportare, da ciò ebbe origine il termine "Varetta". In seguito, sempre in omaggio al santo, le varette vennero abbellite ed ornate con fregi e festoni, che trasformarono la rudimentale bara in un elegante candelabro alto circa cinque metri, da ciò il termine "Candelora". Le quattro candelore, costruite in legno dorato, artisticamente lavorato, presentano ricchi ornamenti, puttini, festoni, statue di santi e pannelli raffiguranti la vita di S.Antonio Abate. La più piccola ed aggraziata è la candelora dei Carrettieri e dei Camionisti, ch'è la più antica (1865), mentre la più pesante, si dice, sia quella dei Pastori (1909), con pitture che si rifanno ad episodi della vita dei santo. Il ceto dei pastori, nel nostro paese, va scomparendo ma gode buona stima da parte di tutti i cittadini. Le altre due candelore, di eccezionale fattura ed eleganza, sono quella dei Vigneri (1875), cha ha l'esatta forma di un candelabro, l'unica ad avere il grosso cero nell'interno e, infine, quella dei Maestri, costruita nel 1910, in stile Liberty. La festa di S. Antonio Abate, come tutte le feste patronali, è contornata da manifestazioni di devozione e di fede che escono dai canoni abituali, e che trovano il consenso di tutti e la partecipazione spontanea della popolazione. E il caso della salita di via S. Nicolò "d'acchianata di Santanicola", momento trainante della festa in cui giovani e meno giovani si sobbarcano il peso del maestoso ed imponente fercolo del Santo sulle spalle e lo portano, tra una folla plaudente ed un caldo soffocante, fin dentro la chiesa. E' questo un momento della festa, assieme all'uscita pomeridiana attraverso il quartiere "Manganeddi", atteso da tutti. Anche chi è solo spettatore, si sente partecipe, dividendo fatica, sudore, sacrificio, gioia e devozione. Tutto è rimasto immutato con il passare degli anni ed ogni cosa si ripete secondo un copione che nessuno ha mai scritto. Certamente le cose sono un pò cambiate; ed oggi non si assiste più alla trascinata del fercolo, che prima del 1963 era senza ruote e veniva portato a spalla dai devoti o tirato con cordoni. Il bello o il peggio, a quell'epoca, arrivava quando il Fercolo giunto alla fine di via S.Giuseppe doveva essere tirato su per l'allora "atroce" via Plebiscito. Su quel tratto di strada in salita che arriva fino alla Chiesa di S.Orsola, molti sono gli aneddoti che si raccontano; come quello che coinvolgeva in prima fila "a zza Filici 'a tronu" che, quale unica rappresentante femminile, si sottoponeva con sacrificio ad uno sforzo poco adatto alle donne, in devozione a S.Antonio Abate.
La sostituzione delle lunette con le ruote e la sistemazione progressiva di tutte le strade ha risparmiato non poche fatiche a tutti i devoti, ma la tradizione "d'ampunuta" (l'innalzamento) della vara è rimasta e si è allargata, tanto che nelle ultime edizioni della festa di Agosto anche in piazza della Repubblica, il centro storico del paese, ed in via Bruno Buozzi, la parte nuova e moderna, si assiste all'adunata dei giovani che si uniscono tutti senza distinzione di classi, di ceto, di credo politico per innalzare e portare a spalla la grande vara come segno di fede e devozione dei Misterbianchesi verso S.Antonio Abate. E' questa, assieme alle molte altre, la prova che è ancora vivo anche nei giovani quell'attaccamento al Santo trasmesso da padre in figlio e che, come recita uno degli inni al Patrono, "infonde al popolo Fede ed Amor".