La lunga festa in onore di San Sebastiano inizia il 10 gennaio con il suono della campana e l'esposizione del Santo alla Città. L'evento rappresenta un concentrato di pratiche rituali, tradizioni e manifestazioni di religiosità popolare: preghiere, fuochi evocativi e purificatori, processioni, spari di mortaretti, creazione di spazi sacri delimitati da alberi magici, processioni di alberi di alloro e di biancospino, devoti che per voto si vestono di bianco e conducono il Santo a piedi nudi, anche attraverso le acque gelide del tutte vie del paese, fino a tarda sera; devoti che al suono della fanfara fanno correre il Santo; devoti che durante il percorso mangiano e bevono vino per affrontare il freddo e la fatica. Durante questo periodo di festa, si svolge anche la benedizione e la distribuzione di pani, “panitti i Sammastianu”; si svolge la funzione del Perdono, “u pirdunu”, quasi a scusarsi per gli eccessi commessi nei giorni di festa, con la distribuzione ai fedeli di frammenti di cotone considerati reliquie del Santo. Si rievocano episodi storici, “a fuiutina da vara”, il tentativo di trafugamento della vara da parte di una comunità devota a San Sebastiano, forse proprio quella di Melilli.
Il programma dei festeggiamenti prevede diverse fasi principali distribuite in più giorni: apre la “festa d'a bura”, che consiste in una la fiaccolata notturna per le vie del paese, durante la quale i fedeli portando fasci accesi di infiorescenze di ampelodesmo, pianta sacra ai defunti, che vengono distribuiti a tutti i presenti sul portale della Chiesa della Matrice. La processione, accompagnata dal suono di un tamburo, rievoca la ricerca ed il ritrovamento, da parte dei Cristiani, del corpo ancora in vita del Santo, dopo aver patito il supplizio delle frecce. Alla fiaccolata partecipano sia gli anziani del paese, che per voto ogni anno portano le fiaccole, sia i giovani, che a fine percorso saltano e sfidano un grande falò purificatore, che viene acceso ed alimentato dai resti dei fasci portati in processione e raccolti sul sagrato della chiesa. Ancor oggi, gli anziani di Tortorici, uomini e donne, per voto conducono una fiaccola in processione.
La domenica precedente la Festa, in mattinata, al rientro dalla processione di Sant’Antonio Abate, i devoti danno inizio alla Sfilata dell'Alloro lungo le vie della città fino alla Chiesa di Santa Maria Assunta, dove portano l’alloro o l’agrifoglio creando così un improvvisato bosco magico. L'alloro rievoca il bosco sacro ad Adone dove San Sebastiano, legato nudo ad un albero, è stato bersagliato dalle frecce dei feroci arcieri della Mauritania.
La festa cade sempre il 20 gennaio e i devoti che hanno un voto da sciogliere, vanno “nudi” al Santo e in segno penitenziale vestono di bianco con camicia e pantalone, un fazzoletto piegato a mo’ di triangolo al cinto e a piedi nudi. Le donne, a piedi nudi, indossano camice e gonne bianche, il fazzoletto copre la testa e precedono e seguono, nella processione o nella questua, il Santo.
Il rito religioso si celebra nella Chiesa di Santa Maria Assunta, con la partecipazione delle autorità locali, preceduti dai mazzieri che si recano in Chiesa consegnando, in segno di omaggio al Santo, le chiavi della città. A mezzogiorno inizia la Processione per le vie della Città che viene aperta da tre chierichetti vestiti con tunica bianca e rossa conducendo una Croce astile; segue il parroco, la “vara” sostenuta da minimo sedici potatori, e tutti gli altri uomini, membri dei “nuri”, vestiti di bianco, a piedi scalzi, circa un centinaio. Li seguono le donne ed i bambini tutti vestiti di bianco. La banda musicale attende il corteo fuori dalla Chiesa e lo precede per i primi tratti della processione. Segue disordinatamente tutto il corteo di fedeli. Al suono della Campana e al grido "grazie San Bastiano, grazie!" si avvia il lungo corteo. L'artistica "Vara" è portata solo dai “nuri”, in segno di privilegio e obbligo penitenziale. Durante il lungo percorso i portatori della vara alternano passi a balli, provocando la danza del fercolo in mezzo alla folla. Per tale motivo il ricambio dei portatori avviene di continuo, in quanto la loro funzione risulta particolarmente faticosa dato il peso dell’intero fercolo. La prima tappa della Processione è nel Fiume Calagni dove i devoti fanno sostare la vara invocando la grazia. Dopo la sosta inizia la “questua”, ovvero l’offerta e il Santo viene portato per le vie della città rientrando nella Chiesa di San Nicolò dove permane fino all'ottava.
La festa in onore del Santo patrono viene ripetuta nella domenica più vicina al 9 maggio.