Il canto religioso La Santa Cruci, canto polivocale della Settimana Santa, è una delle componenti sonore più importanti del repertorio riesino, ed insieme ad altre lamintanze costituisce un commento al racconto mitico rappresentato dal rito.
La Santa Cruci è formato da undici parti in dialetto che descrivono la passione e morte di Gesù Cristo, questo racconto evangelico è arricchito inoltre con episodi di grande efficacia simbolica come il dolore della Madonna nella ricerca straziante del Figlio (la cosiddetta cerca), il tema più importante per il paese durante la rappresentazione del rito sacro.
Il canto si apre infatti col dialogo della Madre con gli artigiani impegnati a preparare gli strumenti della crocifissione, la croce, i chiodi, la corona di spine. In una delle parti viene descritta anche la giunta, l’incontro fra la Madre e il Figlio Risorto. Altre parti sono provenienti dai testi evangelici come l’Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele, il tradimento di Giuda, il taglio dell’orecchio al soldato da parte di Pietro, le cadute di Cristo sotto il peso della croce durante il viaggio al Calvario, la crocifissione ed in particolare la descrizione del centurione che trafigge il costato di Cristo con la lancia. L’intonazione dei canti o lamenti raggiunge il momento più drammatico e solenne durante la processione del Venerdì Santo, nel mesto ricordo della morte del Redentore.
L'esecuzione dei canti, affidata esclusivamente ad elementi maschili, alterna voci soliste e corali, assumendo la tipica forma responsoriale, sia monodica che polivocale. Tale forma è altrimenti detta “ad accordo” in cui una o più voci soliste eseguono la linea melodica, mentre il coro interviene con cadenze intermedie o conclusive. Alle voci soliste è affidata generalmente l’enunciazione del testo, eseguita da tre persone dette prima, secunna e terza, mentre il coro è chiamato bassu. La prima e la secunna sono le uniche a svolgere il testo verbale, invece la terza esegue un lungo vocalizzo sulle ultime tre sillabe del testo verbale, più o meno articolato e lungo in base alla bravura dell'esecutore.
Le strutture tonali e le linee melodiche dei canti polivocali della Settimana Santa rimandano a forme di canto liturgico, secondo la tecnica del falsobordone risorgimentale e del canto gregoriano.
Vi sono tradizionalmente tre diverse modalità di esecuzione de La Santa Cruci: a la parrinisca, cioè alla maniera dei preti (parrini), dunque di origine liturgica e clericale; a la surfarara, alla maniera dei minatori che hanno mutuato e interiorizzato la versione a la parrinisca dandone una particolare inflessione gutturale che la rende una melodia lamentosa, e a lu latinu, diffuso particolarmente fra i contadini, da intonare con voce sforzata. La denominazione a lu latinu nasce dal fatto che la lingua e il significato non veniva compreso dai cantori, i quali però erano consapevoli di aver rubato la lingua dalla Chiesa ed erano fieri di possedere il privilegio di una lingua speciale con la quale potevano comunicare direttamente con Dio, come faceva il sacerdote stesso, durante la celebrazione della Santa Messa in latino.